Giuseppe Pellegrino – Termitage – 16 aprile 2005
TERMITAGE
opere di:
Giuseppe Pellegrino
Inaugurazione:
sabato 16 Aprile ore 18
dal 16 Aprile al 7 Maggio 2005
orario:feriale 18-20
Giuseppe Pellegrino, nato nel 1960 a Genova, dove vive e lavora, di formazione soprattutto letteraria, ha orientato la propria ricerca anche verso gli aspetti visuali e concreti della scrittura. Estraneo alla tela ed ai colori, i suoi pigmenti principali sono stati il fuoco e la cenere. Altri strumenti, le penne senza inchiostro, per la loro maggiore capacità incisoria e i nodi. Ma il vero fulcro di interesse sono diventati, da alcuni anni, i libri oggetto: cospicua infatti è stata la produzione di opere in forma di libro dove le parole sono sopraffatte dalle sollecitazioni della materia: la carta non è più solamente un supporto, ed il segno linguistico, laddove affiora, sembra manipolato come un oggetto archeologico.
Ha iniziato la sua carriera espositiva nel 1999; nel 2000 la personale presso lo “Studio Gennai” di Pisa; sue opere verbovisive sono state pubblicate in: Chiusa Figura di Lucia Sollazzo (Ed. Anterem, 2000); Il rovello di Tycho Brahe di Marcello Gombos (Ed. Anterem, 2005); L’equivoco del punto di Gaetano Ciao (Ed. Via Eràkleia, 2005); ha partecipato a Quartetto d’ali – poesia per Fernando Andolcetti (Ed. Righe di Segni, 2001); nel 2001, anno dal quale collabora alla rivista «Ad Hoc», di Sergio Cena, la prima personale alla Galleria “Il Gabbiano”; nel 2004 alcuni suoi testi sono stati pubblicati nel N.11 di Risvolti (Ed. Riccardi). Un suo libro-opera è stato acquistato dalla Biblioteca Casanatese di Roma. Numerose le mostre collettive, in Italia e all’estero.
Un mattino, mentre guardavo dalla terrazza verso la Marina, quelle sue acque mi apparvero più profonde e luminose, come se per la prima volta le considerassi con mente non turbata. E nello stesso attimo io sentii, pur dolorosamente, che la parola si separava dalle apparenze, alla guisa stessa in cui la corda troppo tesa sull’arco si spezza. Io avevo veduto un brano del velo di Iride, e da quell’ora la parola non mi volle più servire come di consueto.
Ernst Junger , sulle scogliere di marmo
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