FINISSAGE – MASSIMO SALVONI NOSTOS ritorno alla memoria sensibile


Dal 10 al 31 ottobre 2015
Dal martedì al Sabato
ore 17.00 – 19.30

FINISSAGE Domenica 1 Novembre 2015 ore 18
Eccezionalmente per l’evento visita guidata con l’artista

NOSTOS ritorno alla memoria sensibile

Un pellegrinaggio intimo fatto di lontananza e riavvicinamento, come una lente d’ingrandimento capace di legittimare un’introspezione sensibile e sensitiva, alla ricerca dell’anima che persiste in ciò che è divenuto arido ed apparentemente inutile; è questo un “Nostos interiore”, un viaggio da compiere per affermare il valore delle cose più umili e apparentemente inutili.

Dare dignità, con forme ed interpretazioni nuove ad una materia che da sola non ha più la capacità di giustificare la propria ed altre esistenze, è nutrire di sensazioni la presenza esile di fili d’erba secca destinati ad un deterioramento senza significato, senza artificio.

Lo sterpo non da frutto ma è comunque testimone di una vita data, restituita attraverso una rappresentazione che da materica diventa grafica, nella volontà di preservare una testimonianza : omnis arbor, quae non facit fructus bonos, excidetur, et ignem mittetur (Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco, dal Vangelo secondo Matteo). Salvare ciò che non da più frutti ma conserva la memoria di una vita prodotta è lo scopo delle creazioni realizzate da Massimo Salvoni, per impedire che venga distrutta la memoria di una “poetica ambientale” e con essa lo stesso senso dell’esistenza.

Riconoscere la gioia del passato cristallizzando un evento è come mettere sotto vetro un sogno per proteggerlo ma nello stesso tempo comunicarlo rendendolo visibile e trasparente.

La concettualizzazione dei sentimenti porta all’abbandono del sentire, al rifugio in un’esperienza mediata dall’oppio della ragione che tutto vuol rendere comprensibile.

E’ un difficile equilibrio quello che relaziona il pensiero con il sentimento, specie per chi è rimasto e vuole rimanere lontano da contaminazioni culturali che appartengono a mondi e vissuti di altri luoghi, altri paesi, da poteri che tutto massificano. E’ come dire: “ noi siamo qua, noi apparteniamo a questa terra, apparteniamo ai ricordi ed alla memoria, siamo noi stessi creati da memorie del passato che sono nello stesso tempo memorie del presente e del futuro, siamo sterpi da conservare e non distruggere col fuoco della sola utilità”.

Attraverso gli sterpi che diventano forma, occhio (oculus) che indaga e trasmette visioni contemporanee, si rigenera l’esperienza vitale di un sentimento di appartenenza, di riconoscibilità: memorie di un paesaggio, allo stesso tempo, fisico ed emotivo, permettono una ricognizione individuale un ripensamento metafisico, che rende immateriale la già precaria esistenza di un filo d’erba secca, che resiste con delicata tenacia nel suo ambiente fisico. Fisicità e sentimento comandano la forma che addensandosi acquista il potere di un significato geometrico primario, quello di una circonferenza che come una nebulosa in uno spazio di plexiglas ci relaziona con l’universo del percepire.

Adriano Ferrara



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