HIC SUNT LEONES * – Inaugurazione sabato 26 febbraio ore 18.00


opere di:
Fernando Andolcetti | Mirella Bentivoglio | Achille Bonito Oliva | Sergio Borrini | Christo
| Cosimo Cimino | Mario Commone | Delio Gennai | Emilio Isgrò | Ugo La Pietra | Mauro
Manfredi | Mario Nanni | Cesare Nardi | Nadia Nava | Ladislav Novak | Anne O Callaghan |
Giuseppe Pellegrino | Rosemarie Sansonetti | Francesca Vivenza | Wolf Vostel
Orario: feriale 17-19:30
notizie | testo
Il progetto, realizzato dal GABBIANO della Spezia, in collaborazione con SAKROS di Carrara e Museo Nuova Era di Bari , intende esplorare la cartografia nella sua accezione storica e linguistica, reinterpretata da artisti visivi contemporanei secondo la loro personale poetica individuale.
La mostra, corredata da un catalogo italiano e inglese con testi di Andrea Marmori, direttore del MAL Museo Civico Amedeo Lia della Spezia e di Eleonora Acerbi, CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, vede la partecipazione di venti artisti, tra i quali Mirella Bentivoglio, Achille Bonito Oliva, Christo, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Mauro Manfredi, Mario Nanni, Vladimir Novak, Wolf Vostel, ecc, impegnati nella difficile quanto intrigante personale lettura della carta geografica, intesa appunto non solo come strumento informativo, ma come vero e proprio testo linguistico e artistico interpretato anche nella sua valenza segnica e grafica.

Andrea Marmori (incipit del testo in catalogo).


Eleonora Acerbi (incipit del testo in catalogo).

* In origine, la locuzione latina hic sunt leones (in italiano, qui ci sono i leoni) compariva sulle carte geografiche dell’antica Roma e successive in corrispondenza delle zone inesplorate dell’Africa e dell’Asia. La frase stava ad indicare che non si sapeva cosa si trovasse in quelle lande sconosciute, a parte il fatto che fossero abitate da belve (alle quali occorreva prestare attenzione). Molte volte, proprio per la presenza dei leoni, i cartografi antichi non procedevano all’esplorazione della zona, scrivendo così nella mappa la suddetta frase in corrispondenza della zona inesplorata. Alcuni studiosi sostengono che, dopo i conflitti con la nemica Cartagine, gli antichi Romani abbiano continuato a denominare in tal modo quella parte dell’Africa, oggi costituita dal Marocco e parte della Tunisia.



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